Nuova inaugurazione del Giardino dei Suoni di Paul Fuchs

Di Barbara Catalani

 

L’apertura della nuova stagione al Giardino dei Suoni, avvenuta domenica 16 settembre,  ha offerto l’occasione per apprezzare le opere che l’artista Paul Fuchs ha realizzato ed esposto in Germania negli ultimi dieci anni.

 

Per questa inaugurazione il Giardino ha subito grandi trasformazioni presentando al suo folto pubblico un suggestivo scenario di apertura. Sistemate sul grande parterre di arrivo alla proprietà Fuchs, sono in mostra alcune fra le più imponenti sculture che l’artista tedesco ha realizzato nell’ultimo decennio per svariate esposizioni in Germania: il Grande Indicatore (Berlino 1996), Spirale Eolica (Memmingen 2004), High B (Monaco 1995), Segno nel vento (Moers 2000), Tra la Lente (2002 Grimma) , che quindi si sono aggiunte alle già presenti Crescendo e Visitatore Extraterrestre. Quello che fino ad oggi poteva sembrare un work in progress ha raggiunto finalmente un primo importante stadio di formazione, generando un giardino che inizia ad avere una sua struttura completa e quasi esaustiva dell’intero lavoro artistico di Paul Fuchs. Alla nuova apertura erano presenti le autorità rappresentate dalla persona del Sindaco di Montieri Marcello Giuntini, musicisti e importanti figure del teatro internazionale ( dal regista Achim Freyer a Peter Kehr e Martin Ruppert), ma soprattutto erano lì per festeggiare questa nuova stagione espositiva gli amici, i conoscenti e tutte quelle figure che materialmente hanno contribuito alla realizzazione di questo giardino. Paul ha infatti voluto precisare che tutto quanto esposto lì non sarebbe accaduto senza l’aiuto e la volontà di vicini, di Marco e Massimo Verniani e Escalo Bartalucci che in un grande sforzo collettivo hanno trasportato ben 25 tonnellate di ferro fino al bosco dove l’artista vive ormai da più di venti anni. E qui poi hanno lavorato al suo fianco per issarle fino al cielo trovando spesso mezzi di fortuna data la difficoltà che il luogo presenta. Quasi duecento persone erano lì per ammirare questo nuovo lavoro e per sentire dalle sculture e dalle mani di Paul e del figlio Zoro Babel scaturire quelle note musicali che sempre suggestionano chi le ascolta.

 

La presentazione si è aperta con una emozionante esibizione musicale a due: sistemato il suo spartito di pietre per terra in senso circolare, Paul sceglieva quelle da proporre alla creatività ritmica del figlio Zoro sistemandole sui cavalletti. Il compositore si era messo a completa disposizione del musicista e l’ensamble è risultata davvero emozionante date le notevoli doti ritmiche di Zoro Babel.

 

Quindi si è proceduto ad una breve presentazione dell’evento e degli artisti, lasciando poi la libertà al pubblico di perdersi nell’immenso prato mentre una leggera brezza cominciava ad azionare le grandi sculture. Questi giganti sono forse tra le creazioni più imponenti che Fuchs ha realizzato nella sua carriera  ( il Grande indicatore arriva ad una altezza di 31 metri) e questa collocazione risulta perfettamente studiata per ospitarle.

 

Possiamo, infatti sottolineare che se fino ad oggi potevamo parlare di arte ambientale (in quanto le opere che qui trovavano il loro spazio venivano originate e pensate per quel luogo specifico esaltando così la storia, il paesaggio, il clima la luce proprie), oggi si aggiunge un senso nuovo a questo progetto di giardino che fa sì che il concetto si allarghi dall’arte ambientale all’arte ambientata ovvero a quel genere dove l’opera non nasce in situ, ma è grazie allo spazio circostante che si crea una ambientazione che migliora la percezione dell’opera, garantendone una maggiore valorizzazione, una specie di respiro vivente. Qui le forme scultoree di grandi dimensioni, senza avere una necessaria relazione con uno spazio aperto specifico, tendono nella collocazione trovata dal loro autore a misurarsi con il profilo degli ambienti prescelti e rimodellare la spazialità. Si pongono come grandi segni incisivi che creano equilibri di forze e dunque una rinnovata e inedita lettura dello spazio. Tuttavia credo di poter aggiungere che in generale nell’opera di Fuchs c’è un valore aggiunto che notoriamente elude gli interventi di arte ambientata, ovvero la lettura del genius loci.

 

Ho sempre pensato che la scelta dell’artista di questo luogo sia stata una vera e propria rivelazione, il suo rapporto con la terra, il suo dialogo e confronto con la natura, la scelta di lavorare il metallo, non siano solo coincidenze ma rivestano un significato più profondo. Anche se il grande indicatore è stato progettato e realizzato in Germania a metà degli anni novanta per una grande esposizione di Berlino, il suo forte peso espressivo fa sì che trovi qui come nel contesto urbano per il quale venne creato una collocazione perfetta e quasi naturale. E questo  lo si percepisce ovunque lungo il percorso che è stato indicato per la visita.

 

Mi viene allora da pensare che le creazioni di Paul Fuchs siano delle straordinarie creature contemporanee, dotate di una forte espressività e poesia tanto da poter evocare istinti e passioni diverse a seconda della loro collocazione. Credo che molto di questo lo si debba al fatto che siamo di fronte ad un lavoro artistico fortemente intriso di vita vera. Anzi direi che è molto difficile nel caso di Paul e Gaby riuscire a separare le due sfere. La vita come un tutto è forse la chiave di lettura più appropriata per comprendere il suo lavoro artistico. Non si può ammirare questa sistemazione senza riflettere anche su quale sforzo fisico abbia comportato,a quanto lavoro ci sia voluto sia per liberare questo spazio da cespugli, rovi, sassi, sia per innalzare al cielo queste gigantesche macchine.

Se poi ci spingiamo oltre e guardiamo alla complessità dell’opera finita, alle tonnellate di ferro issate a decine di metri di altezza, piegate come fossero fili d’erba, così naturalmente in movimento come se invece di pesare tonnellate fossero piume mosse da un soffio, e poi sentire che cantano, si lamentano viene oltremodo da pensare che Paul sia riuscito nel tentativo di imitare la natura come da secoli l’arte cerca di fare. E intrinseco a questo processo c’è il significato della vita dell’uomo: la creazione, l’educazione e la crescita fino alla completa autonomia dell’individuo nel tempo e nello spazio. Qui come in ciascuno di noi il tempo e lo spazio finiscono per completare l’opera agendo sia sulle forme che sui materiali che quindi naturalmente invecchiano.

 

E se questo tentativo è palesemente riuscito forse il merito è anche della magia di questa terra, alla quale l’artista ha sempre dichiarato di sentirsi legato ( ‘mi sono seduto sotto la grande quercia e ho capito che questo era il mio posto’). E’ forse proprio dal forte messaggio che arriva da questa campagna e da questo territorio carico di storia, fatto di uomini e di fatica che Paul ha trovato il completamento del suo pensiero artistico che ci permette oggi di provare emozione nel camminare accanto a questi giganti toccandoli e perfino ascoltandoli.

 

Con questa nuova stagione pensiamo di poter asserire tranquillamente che il Giardino dei Suoni ha raggiunto un primo grande compimento che lo porta al pari dei più illustri esempi di giardini d’artista come il Giardino dei Tarocchi di Niki De Saint Phalle a Garavicchio o il Giardino di Daniel Spoerri a Seggiano.

 

La giornata si è poi conclusa con l’arrivo alla casa-atelier dove Paul e Zoro si sono esibiti all’aperto, ovvero trasferendo parte di quella Stanza della Musica, che generalmente stupisce i visitatori di Fuchs. Infatti per l’occasione alcuni tamburi e qualche strumento a percussione meccanica sono stati trasferiti nel giardino che collega la casa all’atelier e lì con il pubblico sdraiato sull’erba, la grazia e la maestria di questi due incredibili musicisti hanno concluso l’emozionante mattinata.

 

A completare tutta l’iniziativa è stato preparato e offerto ai presenti un buffet di prodotti tipici provenienti dall’Azienda Bioagricola la Selva di San Donato e dall’Agriturismo Casa Montecucco di Gavorrano.