Paul Fuchs incanta la città con le sue performance d’arte contemporanea
Dopo il successo di Comete, video installazione realizzata da Claudio Castelli e proposta nel gennaio 2008 all’interno della suggestiva Chiesa dei Bigi di Grosseto, il Centro Documentazione Arti Visive del Comune di Grosseto ha presentato quest’anno nella stessa sede e per lo stesso contesto (le feste natalizie) un altro progetto d’arte contemporanea caratterizzato da un forte spirito di innovazione e interdisciplinarietà: l’Alba di Paul Fuchs. Per tre giorni, dal 3 al 5 gennaio, la Chiesa dei Bigi è diventata il palcoscenico per l’allestimento di suggestive sculture sonore e per le performance musicali dell’artista tedesco – noto a livello locale per il Giardino dei Suoni presso Boccheggiano e ancora più noto a livello internazionale per le sue gigantesche sculture metalliche, esposte anche davanti alla Porta di Brandeburgo a Berlino – e del figlio Zoro Babel, straordinario percussionista e interprete delle atmosfere evocative create dal padre con i suoi originali strumenti d’arte.
L’evento è stato importante anche perché pensato e progettato appositamente (“site specific”) per la chiesetta sconsacrata di Grosseto, nel tentativo di “ri-sacralizzarne” l’ambiente attraverso un intervento creativo. L’artista ha collocato sull’altare maggiore, nella nicchia del’edicola, una grata metallica – costruita ad hoc – attraverso la quale ha fatto filtrare una luce rossastra ad intensità variabile, per creare l’impressione visiva di una vera e propria finestra sfondata sull’Oriente e sul sorgere del sole. Sugli altari laterali ha poi collocato altre sculture, primitiviste e antropomorfe, a celebrare il valore mitico e spirituale dell’arte, considerata – in linea con lo spirito idealista germanico – come una nuova religione laica. Poi, a completare l’atto di consacrazione e immanenza del sacro, ha introdotto il rituale liturgico: in un’alba virtuale, scelta come momento emblematico di rinascita e risveglio della coscienza, i due officianti Paul Fuchs e Zoro Babel hanno cominciato flebilmente a suonare i loro strumenti di legno e metallo, disposti nel coro della chiesa, accompagnando l’effusione sempre più intensa della luce con un crescendo musicale, a volte calibrato e a volte compulsivo, che ad un certo punto ha raggiunto l’acme ed è esploso nella luminosità e nell’energia di un parossismo panico. Iniziato nella penombra e nel silenzio, il rituale si è poi esaurito nel movimento reiterato e ossessivo, placido e sommesso, di Fuchs intento a far ruotare una sfera di legno in una cavità particolare, rappresentata dal palmo di una mano rivolta verso l’alto e ricavata da un tronco d’albero, quasi sorta di arcaico leggìo. E dal leggìo è giunta l’ispirazione per l’espressione del più antico degli strumenti, la voce umana, modulata da Fuchs come litania monotona e ipnotica, preludio d’infinito.
Ma al di là del significato simbolico e “liturgico”, che potremmo definire il registro “alto” dell’espressione e che ha qualificato questa particolare iniziativa grossetana, il progetto di Fuchs prevede anche un registro “basso”, ma non per questo meno importante, che caratterizza da sempre la sua ricerca di scultore-musicista e che si basa sulla condivisione di una esperienza semplice, diretta e accessibile e quindi più aperta alla partecipazione e alla relazione con gli altri. L’artista tedesco propone difatti sculture dalle forme che tutti possono apprezzare (e toccare!) e, in un’epoca dominata dall’alta specializzazione tecnologica, strumenti che tutti possono suonare. Se oggi la musica si realizza con i computer e si diffonde con gli amplificatori, e non tutti possiedono le competenze necessarie per adoperarli, Fuchs sceglie una via alternativa, quotidiana e tecnologicamente accessibile. Non si considera difatti un musicista in senso tradizionale, ma un “creativo dei suoni”, la cui ispirazione nasce dall’intima pratica della scultura e dal riconoscere nei diversi materiali la capacità di produrre acustiche particolari, declinate in timbri e volumi diversi a seconda della forma in cui il materiale stesso viene plasmato, intagliato o percosso. “Musica materiale”, la chiama. Una musica che non necessita di musicisti professionisti per essere realizzata: le sculture cinetiche più grandi, quelle poste all’aperto, sono suonate addirittura dagli elementi naturali, come il vento o la pioggia. Le “sculture sonore” da interno (lastre metalliche percorse dalla corrente elettrica, strumenti a fiato dalle forme stravaganti e bellissime, piccole macchine a percussione azionate da dispositivi automatici, grandi timpani sospesi che vibrano come casse di risonanza) aspettano invece di essere suonate da tutti, in particolare dai bambini, cui Fuchs (in collaborazione con MosaicoArte) ha dedicato un pomeriggio per un affollato “laboratorio musicale”. E tutti, nei tre giorni della mostra, aspettando le performance serali, hanno potuto ammirare le forme di questi strani strumenti d’arte, saggiarne la tattilità e la temperatura, ascoltarne i suoni e le vibrazioni, come se fossero semplici oggetti della quotidianità, ma in un inedito coinvolgimento totale e cosciente dei sensi. Non più solo spettatori, ma fruitori completi delle opere messe a disposizione.
L’iniziativa, realizzata grazie al contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e dell’associazione Billy Pilgrim, e che verrà documentata da un prezioso DVD firmato da Luigi Zannetti, ha quindi riscosso il successo che meritava: le quattro performance hanno registrato il tutto esaurito, richiamando anche dall’estero un pubblico attento ed entusiasta, e per una volta ancora quest’anno – dopo la mostra di Cont, i video di None Art e di Lacquaniti, e la rassegna Videa – Grosseto è riuscita ad emanciparsi dalla ancora troppo diffusa pittura primaverile postmacchiaiola e dalle false novità (come le sculture primitiviste imposte da fuori) per entrare finalmente nella dimensione del contemporaneo. Forse si annuncia davvero, per i cittadini maremmani, l’alba di una nuova sensibilità per l’arte.